1983 - Pollini Interensemble

performance

Il teatro auditorium “C. Pollini” di Padova è diventato la cornice di una performance innovativa che ha creato un filo comunicativo tra diverse forme espressive e reso quindi permeabili i confini tra differenti linguaggi artistici.

Nata da un'idea di Gianni Di Capua, all'epoca al lavoro con Bernardino Beggio sul progetto dell'Associazione Culturale “Pollini Interensemble”, l'iniziativa ha coinvolto i musicisti del conservatorio allo scopo di far loro sperimentare, insieme ad altri artisti, una libertà espressiva che attingesse non solo al linguaggio musicale ma a quello artistico in senso lato.

E di sperimentazione in effetti s'è trattato.

Paolo Cervi Kervischer, contattato da Gianni Di Capua, ha realizzato due performance di grande effetto guidando, attraverso la pittura, l'improvvisazione musicale.

Via via che, dipingendo, l'artista assegnava un colore ad ogni strumento – e ad ogni musicista –, la realizzazione dell'opera pittorica è diventata realizzazione musicale; le linee, fluide o spezzate, hanno preso spontaneamente a condizionare ritmo e altezza delle note; di pari passo nasceva l'amalgama tanto del colore sulla tela quanto dei suoni nell'auditorium. 

Per la seconda performance Paolo Cervi Kervischer, soprendendo nuovamente l'"Ensemble Pollini" che si aspettava un nuovo happening pittorico, ha invece fotografato i musicisti in attesa dell'esecuzione con una Polaroid, lasciandoli poi improvvisare, poggiando sul leggio non uno spartito ma l'immagine in divenire dell'istantanea che si sviluppava sotto i loro occhi, portandoli non a eseguire un brano ma, piuttosto, a “suonare se stessi”. Scambiando poi le fotografie tra i vari spartiti, ogni strumentista ha cercato spontaneamente la sintonia con il musicista che vedeva ritratto nell'immagine sul leggio.

Bisogna prima suonare se stessi per suonare in armonia con gli altri? Le due performance hanno lasciato l'idea di un'Arte che parla più lingue; l'idea di passare dall'improvvisazione collettiva per tornare allo spartito guardandolo con lo slancio emotivo con cui si guarda un quadro o una foto; vivere l'armonizzazione musicale aggiungendo il colore alle note; e aggiungere al colore la dimensione del tempo, dei diesis e dei bemolle, in un divenire pittorico.

 

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