1998 - Retrospettiva/Kanal ob Soči
Mostra personale
Nel 1998, su invito della critica d'arte Tatiana Pregl Kobe, la galleria "Debeniak" ha organizzato a Kanal ob soci una retrospettiva con 110 opere enche di grandi dimensioni tra cui la rivisitazione della danza di Matisse.
Dal testo del catalogo si legge:
Importante rassegna di Paolo Cervi Kervischer in Slovenja
Nel quadro di un programma che prevede sistematici incontri e confronti fra realtà culturali italiane e slovene, la Galleria “Debeniak” di Kanal, nei pressi di Nova Gorica, si propone una grande rassegna antologica dell’artista triestino Paolo Cervi. Nella serata inaugurale, allietati da musiche e momenti conviviali, i critici Enzo Santese e Tatiana Pregl hanno illustrato l’itinerario evolutivo di questo pittore, isolato nella sua ricerca, sorda ai richiami del mercato e ben dentro una sensibilità che coniuga istanze astratte e figurative in una sintesi di seducente impatto visivo. Negli spazi multipli della galleria la mostra allinea opere degli ultimi anni fino ad oggi, rivelando così un ampio ventaglio di opzioni espressive dentro una precisa matrice che fonde, in una soluzione personale, la potenza del segno, la poesia delle trasparenze, la corposità del colore in creazioni dal forte valore simbolico, in cui il ritratto sembra connotare lo spazio di una rilevanza umana. La più recente serie di tele, raggruppate sotto il titolo emblematico di “Nostro Mondrian quotidiano”, partono da un preciso progetto di partizione dello spazio secondo schemi geometrici che sfumano in fase esecutiva fino a lasciar solo trasparire la memoria di una suddivisione razionale, entro cui si installano le realtà figurali più diverse, dati elementari antropomorfi ( i busti), situazioni di scrittura, sovrapposizioni di più colori in un’effervescenza cromatica di superficie che lascia leggere sottopelle un grande brulichio di presenze. Nella produzione dell’artista è interessante la serie delle “tavolette”; queste scaturiscono dalla tecnica dello strappo di brani di tela e dalla loro stratificazione successiva in rigidi perimetri, dove il potere significante di ciò che sta sotto è parte integrante dell’evento pittorico e del carico metaforico del dipinto complessivo.
In tale osmosi tra opera e opera si realizza anche uno dei caratteri primari della ricerca di Kervischer, la poetica del “rimando” in un gioco creativo a catena che fa della pittura un terreno di espressione continua, dove ogni quadro afferma la sua autonomia proprio nel momento in cui si rinvia ad altre opere alle quali si riconnette per affinità tematica o per assonanza costruttiva. “Un artista attento ai ritmi dell’epoca contemporanea – ha affermato nella presentazione Tatiana Pregl- che rivela nello sviluppo del proprio discorso pittorico come l’arte sia un terreno di acquisizioni prima di tutto per il soggetto che la pratica”. Enzo Santese dal canto suo ha evidenziato il gran cumulo di motivi generanti che stanno alla base di questa personalità artistica e ha sottolineato come "Paolo Cervo Kervischer, consapevole della necessità telematica alle soglie del terzo millennio, esalti l’inquadratura di un particolare, privato sentire: l’uomo ha da essere riavvicinato alla realtà, gli deve essere restituita la facoltà di percepirla anche con lo strumento della tattilità, dell’aderenza immediata alle cose. Per questo la superficie da zone sospese in una tenue combinazione di velature giunge a passaggi corposi e densi, come se la pittura con sussulti improvvisi mostrasse attraverso le sue rugosità e rilievi matrici i trasalimenti che all’artista sono consueti nella sua meditazione sulla dinamica delle vicende umane”.