A proposito della potenza dell'arte

- contributo di Mariangela Miceli -

“No poet, no artist of any art, has complete meaning alone”, scriveva T.S. Eliot in “Tradition and Individual talent” (1920).

 

Per quanto geniale, personale, “assoluto” un artista possa essere, è nel suo tempo che lo
interpretiamo, è del suo tempo che resta figlio; e quando si tratta di artista di puro genio, che
trascende i limiti del suo secolo e lascia un'impronta su quelli successivi, non possiamo fare a
meno di leggerlo e interpretarlo col nostro bagaglio culturale, con le nostre esperienze e alla
luce della nostra formazione e dell'idea che abbiamo del suo tempo e del nostro.
Staccare un artista – che sia poeta, scultore, pittore – dal secolo in cui ha operato o dal secolo
in cui lo interpretiamo è impossibile. Staccarlo da un percorso artistico e intellettuale, sia che
aderisca ad una corrente specifica o che vi si ponga in netto contrasto, è altrettanto difficile.
Ma allora è l'arte che è figlia del tempo? È l'arte che rispecchia il mondo che cambia?
L'arte racconta e basta? Si fa portatrice del messaggio del suo tempo? Nient'altro?
Sarebbe questa la “forza dell'arte”? No.
No. Se così fosse sarebbe al contrario la forza del tempo che passa, sarebbe solo la forza di
cambiamenti che l'arte subisce e trasmette ai posteri.
Invece l'arte è forte. Perché sì: racconta. Sì: interpreta. Sì: trasmette. L'arte ci parla del suo
secolo. Gli artisti ci parlano della loro vita, del loro dove, del loro quando.
Ma l'arte, signore e signori, ha il potere di mutare il tempo. Di guidare il cambiamento.
Parla di ieri per esprimere l'oggi. Racconta l'oggi per migliorare il domani. Anticipa il domani per
meglio leggere ieri e risvegliare l'oggi.
Nessun poeta, nessun artista di alcuna arte ha un significato da solo. Ecco la forza dell'arte: i
suoi passi e le orme che lascia.
Paolo Cervi Kervischer © 2008 - Valid: CSS, XHTML 1.0 - Powered by Fucine.IT - Credits